Molto spesso, soprattutto negli ultimi tempi, ci si chiede come (e se) sia possibile arredare la nostra casa in modo da si, arricchirla esteticamente, ma anche da ottimizzare lo spazio. È sempre più difficile trovare una casa spaziosa e farla propria, e spesso ripieghiamo su di un appartamento. Questo implica problemi di spazio, e riuscire a sfruttare ogni angolo può dare risultati spesso opposti, con arredi ingombranti ed inutili.
È per questo motivo che “Duravit” si è affidata ad “Eoos”, studio viennese composto dal trio Martin Bergmann, Gernot Bohman e Harald Gründl, giovani designer che hanno fondato la Eoos nel 1995, e che da sempre fanno del design una “disciplina poetica” alterando i normali parametri di progettazione e pensando davvero fuori dagli schemi. Il loro lavoro è ormai riconosciuto da anni a livello internazionale, ed allo stesso modo premiato in moltissime occasioni.
Duravit, dal canto suo, è un’azienda che ha fatto letteralmente la storia dell’arredo bagno. Nata ormai quasi 200 anni fa come piccola azienda di maioliche, a metà del ‘900 vira sulla porcellana e poi sulla ceramica, due campi in cui svetta ormai da più di cinquant’anni. Una società che, nonostante lo stampo internazionale, fa della politica eco (grazie a “Duravit Green”, filosofia profonda e tecnica intransigente di produrre e fabbricare arredi bagno a basso impatto ambientale) e della voglia di fare ancora degli artigiani un perno fondamentale (anche in una produzione ad alto tasso tecnologico), due basi su cui creare poi tutti i prodotti necessari.
Ed è grazie alla collaborazione tra questi due mostri sacri che nasce la doccia “OpenSpace”, ed è qualcosa che stravolge completamente il concetto di spazio.
Nata dalla voglia di lasciare spazio di movimento a chi comunque vuole una doccia angolare, OpenSpace realizza quello che sarà di qui in poi un prodotto guida: di primo impatto, sembra non cambiare nulla. Ma poi si capisce che i due pannelli esterni, dei quali solitamente solo uno si apre per permetterci di entrare ed uscire, sono entrambi mobili. Infatti, una volta finito, possiamo far rientrare le pareti in vetro esterne fino a fissarle a quelle interne di metallo, ed in questo modo la parte con i rubinetti e quella senza diventano un tutt’uno con i vetri, permettendoci di poter “vivere” tale spazio.
A completare questa ingegnosa opera di design, ci sono il piatto doccia (completamente a sfioro, in modo tale da “fonderlo” con il pavimento) e la possibilità di scegliere una delle due pareti esterne, anziché trasparenti, a specchio. In modo tale una volta chiusa il riflesso renderà ancora più spazioso tutto l’ambiente.
Eoos, poi, ha voluto dare ampia scelta anche di rubinetteria per OpenSpace, in modo tale da venire incontro anche a diversi gusti estetici.
Duravit e Eoos ci insegnano che, in fondo, le rivoluzioni possono anche partire da oggetti, così come la storia ci ha insegnato. Riuscire a portare innovazione in un campo che sembra sempre statico è un orgoglio che entrambe le aziende portano con loro da anni, e che quando si realizza diventa un punto di svolta definitivo nell’ambiente dell’arredo bagno.