…. Da anni sono affascinato dal pensiero dello psicanalista Franco Fornari (“Teoria dei codici affettivi”), secondo il quale l’eros infantile viene evocato nel neonato da due momenti fondamentali nei quali il volto e il sorriso della madre catturano il suo sguardo: la poppata e il bagnetto, i due eventi che scandiscono a ritmo alterno la sua vita.
Come luogo di pulizia il bagno fonda la sua promessa su una perdita antica, avvenuta quando per ognuno di noi l’accudimento della mamma ha cominciato a ridursi e ognuno di noi ha dovuto pensare alla propria toeletta in modo autonomo. L’inizio di questa autonomia viene di solito associato a un senso di freddo e di solitudine (una specie di nuova nascita/separazione) e al ricordo di una mano insaponata e frettolosa che ci strofinava il volto, quasi soffocandoci nella fretta, perché ci rifiutavamo di lavarci la faccia.
Lo scenario complessivo del bagno non è solo il luogo dove puliamo il nostro corpo: è molto di più, ci fornisce i simboli per mediare dentro di noi il conflitto tra codici affettivi che rimandano alle parti meno pregiate del nostro Sé: tra la voglia di regredire e la necessità/voglia di crescere, tra il codice della madre, centrato sull’appagamento del bisogno e sulla gratificazione delle nostre parti bambine, il codice del bambino, centrato sulla attività ludica, il codice della corporeità erotica, centrato sulla contemplazione/esibizione del proprio corpo e il codice del padre, centrato sulla prestazione e sullo stimolo alla crescita. Questo scenario assume in chi vi entra molti diversi livelli di significazione che rimandano con evidenza all’universo del sogno.
Come si vede ci sono motivi più che sufficienti per stimolare chi si occupa di design management come me. Così, dopo essermi occupato per tanti anni della Cucina rivoluzionando il paesaggio dei suoi piccoli oggetti con la Fantasia, lo Humour, l’Emozione, la Poesia dei nostri designer e creando quel mix di eccentricità e stile, ludicità e cultura, ironia e eleganza che è diventato tipico degli oggetti Alessi, ho dato vita al progetto del “ILBAGNOALESSI One”.
Per far questo abbiamo messo a punto il modello operativo di una azienda virtuale nella quale Alessi, responsabile del marketing strategico, del design management e della comunicazione, ha collaborato con tre aziende della migliore tradizione europea nell’ambito dei sanitari da bagno le quali si sono occupate dell’ingegnerizzazione, della produzione e della distribuzione nelle rispettive tipologie:
- la svizzera Laufen Bathrooms, con sede a Laufen (Basilea), uno dei più grandi produttori mondiali nel campo dei sanitari in ceramica
- la finlandese Oras, con sede a Rauma nella Finlandia sud-occidentale, leader nella produzione di rubinetti nei Paesi scandinavi
- l’italiana Inda, con sede a Caravate sul lago Maggiore nel nord Italia, che da tre generazioni produce accessori, illuminazione e arredamento per il bagno di alta qualità.
Con la collaborazione progettuale di Stefano Giovannoni e la passione e competenza delle aziende partner, abbiamo creato il più completo scenario della stanza da bagno mai realizzato a livello industriale: dai sanitari in ceramica ai rubinetti, agli accessori, agli specchi, ai mobili, alle cabine doccia, all’illuminazione, al tessile da bagno.
Ispirato (almeno in parte) dal mio approccio psicanalitico, il designer ha saputo fondere nel progetto, con grande maestria, i quattro gruppi di codici affettivi. Elementi marcatamente centrati sul codice materno (in particolare le porcellane, tonde e soft) sono così messi in scena insieme a elementi di chiaro codice paterno (i mobili e gli accessori in metallo, dalle linee geometriche semplici e rigorose), di codice erotico (come i rubinetti, robustamente fallici) e di codice bambino (come il gioco del movimento a scomparsa del rubinetto del mixer per la vasca da bagno, o l’apertura della cassettiera nel mobile alto).
Trovo che l’esito formale del progetto sia fortemente innovativo e esemplare: componendo in equilibrio i quattro codici affettivi, Stefano Giovannoni ha infatti saputo superare la pratica del cifrario stilistico personale che ha caratterizzato praticamente tutto il design di grido degli anni ‘80 e ‘90. Utilizzando un approccio progettuale fortemente innovativo, che definirei meta-stilistico, per questo progetto ha attinto con libertà e maestria al grande vocabolario delle forme che sono state messe a disposizione dell’uomo per creare degli oggetti insieme più emozionanti e più umani. Probabilmente si tratta di una indicazione preziosa per il nuovo design degli anni 2000.
Alberto Alessi